Ha ridotto l’esposizione in tv per dedicarsi al primo vero ristorante interamente suo. Carlo Cracco apre le porte della nuova casa in Galleria Vittorio Emanuele. Una tavola gourmet che è anche café-pasticceria-bistrot, cantina e salone privato

L’attesa è stata lunga, ma il 21 febbraio ha finalmente aperto i battenti il nuovo ristorante di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele. Nel cuore storico di Milano, lo chef vicentino manterrà un legame di continuità con la filosofia culinaria proposta nel locale di via Victor Hugo, ma in un contesto ancora più prestigioso, dando il via a un progetto ambizioso e impegnativo. Il primo interamente di Cracco e della neo sposa Rosa Fanti, che ha richiesto tre anni di lavoro e molta passione. Messe da parte le critiche ricevute per la stella Michelin persa a fine 2017, Cracco - che nel frattempo ha rinunciato al ruolo di giudice in MasterChef - è pronto a raccogliere la sfida gastronomica e imprenditoriale con la benedizione del sindaco Giuseppe Sala. Il lungo e complesso iter realizzativo e progettuale di Cracco in Galleria sarà raccontato nel documentario “Cracco Confidential”, in onda ad aprile sul Canale 9 di Discovery Italia.

Non solo ristorante
Una location unica di cinque piani e oltre mille mq che riunisce cafè, ristorante, cantina e un salone privato. Una location aperta tutti i giorni, dalle 8 del mattino a sera inoltrata, dove sarà possibile consumare colazione, pranzo o cena in una cornice progettata dallo Studio Peregalli in costante dialogo con la Galleria - costruita da Giuseppe Mengoni e inaugurata nel 1877 - e i suoi elementi architettonici: lesene, mosaici, grottesche, bassorilievi, senza dimenticare il metallo della Cupola. L’obiettivo è dare espressione a un’idea di stile milanese al tempo stesso sobrio, raffinato e leggero. Tutti gli arredi, curati fino al minimo dettaglio, sono stati realizzati da imprese artigianali specializzate. Attenzione particolare è stata poi riservata all’illuminazione, diffusa, quasi teatrale, e all’acustica, grazie a pannelli fonoassorbenti e all’insonorizzazione totale del secondo piano. Al piano terra si accede al Cafè, impreziosito da pareti in stucco, dipinte a mano con un motivo a damasco che ricorda i disegni Fortuny, pavimento in mosaico e grande bancone-bar della fine dell’Ottocento arrivato da Parigi. Non manca uno spazio dedicato alla pasticceria e alle creazioni in cioccolato del pastry chef Marco Pedron: brioche, praline, torte e biscotti - da portare via o gustare direttamente sul posto - sono preparati nel laboratorio presente al piano ammezzato. E poi il menù informale del bistrot aperto con orario no stop per pranzi e cene veloci e informali, 50 coperti in tutto, dehors incluso. Nel seminterrato, la Cantina dalle pareti rosso lacca e la scaffalatura in legno d’abete custodisce un patrimonio di oltre 2000 etichette e 10mila bottiglie, tra vini italiani e francesi, aperta alla degustazione e vendita. Il secondo piano, cui si accede privatamente dal cortile affacciato su via Pellico, è riservato alle occasioni speciali e può accogliere fino a 100 posti seduti e 150 in piedi. Il salone dei ricevimenti, la Sala Mengoni, permetterà di creare ogni volta un ambiente su misura grazie all’assenza di arredi fissi, fatta eccezione per il grande bancone del bar in marmo di Levanto degli anni Venti. Suggestivo il posizionamento degli specchi che rimanda una serie di riflessi complice la vicina cupola della Galleria.

La tavola dello chef
Il ristorante vero e proprio si raggiunge al primo piano attraverso lo scenografico ascensore che, a ogni piano, subisce una metamorfosi stilistica per armonizzarsi con l’ambiente circostante. Lo sguardo si sofferma su boiserie e carta da parati dipinta a mano con motivi floreali, nella saletta che introduce al ristorante, articolato in tre sale e due privèe, per 50 ospiti a servizio. Grandi protagonisti le finestre affacciate sull’Ottagono, ma soprattutto i piatti dello chef Cracco, tra intramontabili classici - dall’insalata russa caramellata al tuorlo d’uovo marinato, dal risotto allo zafferano e midollo alla piastra al rombo in crosta di cacao - e nuove proposte. Una carta a parte, con proposte come ostriche, spaghetti al caviale e selezione speciale Spigaroli, è stata predisposta per lo speciale Fumoir: bancone in mogano e zinco, bottiglieria con specchio ed elementi nichelati di gusto Art Deco messi in risalto da pareti rivestite in filato metallico verde muschio. Se la proposta gastronomica del Cafè è più semplice e accessibile, con piatti meno elaborati, il menù alla carta del ristorante adegua i prezzi al contesto: il menu degustazione - 11 portate - è proposto a 190 euro. Se ogni piano ha la sua cucina, quella del ristorante è la più importante, con piastrelle su disegno di Gio Ponti, giallo zafferano, bianco e nero. E sempre ispirati a Gio Ponti sono i servizi di piatti di Richard Ginori, ideati dagli architetti e realizzati appositamente per lo chef, in tre varianti di colore coerenti con la palette dominante nei diversi piani. Carlo Cracco, che affianca a questa nuova creatura la più easy location della “Falegnameria Carlo e Camilla” e il nuovo Garage, da poco aperto assieme a Lapo Elkan, lancia inoltre un progetto che fa incontrare food e design, arte e glamour: “Galleria Cracco”, in partenza ad aprile, coinvolgerà una serie di artisti italiani contemporanei con l’obiettivo di realizzare tre volte l’anno interventi site specific per le “lunette” dell’ammezzato, trasformate in tre vetrine d’arte fruibili giorno e notte dagli oltre 100mila visitatori quotidiani della Galleria.

 

In foto, lo chef Carlo Cracco