Sburocratizzare e continuare a promuovere il prodotto italiano, anche in sede europea. Sono le direttrici per rafforzare la nostra industria alimentare reduce da un ottimo 2017

Il made in Italy agroalimentare continua la sua corsa, con esportazioni che crescono in maniera strutturata. L’Anno dedicato al Cibo italiano e la speciale edizione 2018 di Cibus hanno il compito di cavalcare questo trend, valorizzando ulteriormente l’inestimabile patrimonio alimentare italiano, l’eccellenza dei prodotti tipici, dei territori di produzione e della cucina. Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare (co-organizzatore del Salone Cibus insieme a Fiere di Parma) fa il punto sulle politiche necessarie a rinforzare il comparto in chiave domestica, europea e internazionale.
Il settore alimentare ha chiuso il 2017 con 137 miliardi di euro in termini di fatturato, contro i 132 miliardi registrati nel 2016. Si tratta di un aumento del 3,8 per cento su base annua. Nei primi dieci mesi del 2017, la produzione alimentare ha visto un incremento del 2,1 per cento. Si sta ritornando ai numeri pre-crisi? Quali sono le aspettative sul mercato interno?
«Per trovare un anno migliore del 2017, dovremmo tornare al 2001, quindi possiamo con serenità affermare che il settore comincia a lasciarsi la crisi alle spalle, nonostante in fase di crisi l’andamento del settore alimentare abbia evidenziato un vistoso vantaggio rispetto a quello manifatturiero italiano generale. Dal 2018 ci aspettiamo che sia per l’agroalimentare un anno all’altezza del 2017. Le industrie italiane puntano già a rinnovarne il buon passo con aumenti di produzione ed export prossimi, rispettivamente, al +2 per cento e al +7 per cento, e un aumento delle vendite interne fra il +1 per cento e il +2 per cento. Per rilanciare la produzione interna possiamo ancora fare molto. Innanzitutto, si potrebbe far diventare il Piano made in Italy da straordinario a strutturale e ordinario per perseguire l’obiettivo per tutti prioritario di tutelare e spiegare il valore aggiunto del Real italian alimentare rispetto al fake. Poi dovremmo essere capaci di promulgare vere politiche di filiera che vedano industria e agricoltura alleate e prevedano meccanismi premianti solo per chi trova forme di commitment trasparenti e a lungo termine per rilanciare quali-quantitativamente la produzione agricola nazionale, da valorizzare da parte dell’industria di trasformazione con un approccio win win».
Le esportazioni del settore stanno crescendo in maniera strutturata: +7 per cento nel 2017 rispetto al 2016, con un valore complessivo di circa 40 miliardi. I mercati principali dell’export alimentare si confermano - oltre all’Europa e agli Stati Uniti d'America - Canada, Giappone, Australia, Russia, e per quanto riguarda l’Asia, soprattutto Cina, Hong Kong, Corea del Sud, Thailandia e Taiwan. L’azione di Federalimentare e Ice per sostenere le imprese all’estero resta fondamentale, ma quali sono le priorità in tema di internazionalizzazione?
«Nei mercati esteri è prioritario rafforzare l’attività di comunicazione che spieghi al consumatore quali sono i valori concreti del Real Italian paragonati ai prodotti Italian Sounding. Contemporaneamente, bisognerà rafforzare la tutela legale delle indicazioni geografiche anche attraverso un presidio più attento e responsabile degli accordi di libero scambio. Tali accordi sono fondamentali per un paese esportatore come l’Italia, ma devono essere conclusi con maggiore competenza, trasparenza e condivisione rispetto a quanto finora fatto dall’Unione europea».
Il 2018 è l’Anno dedicato al cibo italiano. Come va colta questa opportunità per valorizzare l’enogastronomia del nostro Paese? E cosa dobbiamo attenderci dalla prossima edizione di Cibus, che terrà conto di questo appuntamento?
«Il mondo vuole il cibo italiano, siamo riconosciuti come la popolazione più longeva e sana al mondo, il nostro cibo è il più sicuro e richiesto, ma dobbiamo ancora sviluppare una consapevolezza profonda. Ecco che iniziative come queste aiutano a diffondere la vera cultura del made in Italy. E quale luogo migliore di Cibus, nel cuore della Food Valley, per celebrare questo primato? Cibus, quindi, si prepara a un’edizione speciale per celebrare il 2018, anno speciale per il nostro food, e favorire la crescita produttiva e l’esportazione dei nostri prodotti alimentari. Sono attesi a Parma, dal 7 al 10 maggio, più di 3mila aziende espositrici e un numero crescente di operatori e buyer, sia italiani che internazionali. Per i prodotti più innovativi sarà allestita un’area dedicata, il programma di incoming dei buyer esteri è stato rafforzato e sarà inaugurato un nuovo padiglione espositivo. Importanti novità ci saranno anche per quanto riguarda l’innovazione futura del settore e dei rapporti di filiera, imprescindibili elementi strategici dei prossimi anni».
Cosa chiederebbe al nuovo esecutivo per l’agroalimentare italiano, anche a livello delle istanze in sede di politiche europee? Ci sono margini per un sistema di etichettatura omogenea?
«Le priorità sono: semplificazione, la burocrazia resta il male assoluto per il settore alimentare e per l’intera industria; diminuire il cuneo fiscale, soprattutto giovanile. Siamo il Paese in cui il costo del lavoro è il più alto d’Europa, nonostante un netto in busta paga ridotto e in cui la differenza di salario tra ultra 60enni e 30enni è la più alta in Ue. No, infine, all’incremento dell’Iva, una misura che non farebbe altro che accrescere - da un lato - l’evasione e, dall’altro, il gap tra le famiglie che possono comprare prodotti premium e quelle che non possono neanche garantirsi gli alimenti essenziali. Sull’Europa abbiamo una richiesta sola: una Commissione più forte e presente che si assuma le proprie responsabilità. Sull’etichettatura non ci stancheremo di dire che l’industria italiana è per la massima trasparenza, a patto che venga tutelata la sua competitività a livello europeo e questo può accadere solo con leggi condivise a livello comunitario, evitando che differenti decisioni nazionali portino alla distruzione del mercato unico. Solo se e quando la Commissione ritroverà la sua centralità, sarà possibile porre le basi per standard uniformi».