Filiere del latte e dell’olio, imprese alluvionate e terre colpite da infezioni batteriche. Principalmente a loro si rivolge il decreto agricoltura approvato in estate. E dal 2016 «via Imu e Irap agricole», annuncia il premier

Con il primo sì della Camera di metà giugno, bissato un paio di settimane più tardi da quello definitivo del Senato, il decreto per il rilancio dei settori agricoli in crisi è diventato legge. Un testo che definisce nuove forme di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e che si prefigge di razionalizzare le strutture interne del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, al fine di garantire la realizzazione delle strutture irrigue, in particolare nelle regioni del Sud colpite da eventi alluvionali. Approvato dai due rami parlamentari sotto il nome di Decreto Agricoltura 2015, il provvedimento contiene misure particolari a favore della filiera lattiero-casearia e olivicola, tra le più in sofferenza del settore primario.

OVICOLTURA, 32 MILIONI PER RILANCIARNE LA PRODUTTIVITÀ
«Intervenendo su settori chiave come quelli del latte e dell’olio – spiega il ministro Maurizio Martina – mettiamo un altro tassello importante per il rilancio dell’agricoltura italiana, con azioni che mirano alla tutela del reddito dei produttori». Nel primo caso, chiarisce nel dettaglio il testo, dando attuazione alla rateizzazione in 3 anni senza interessi per le multe dell’ultima campagna lattiera e, ancora, fissando ad almeno un anno la durata dei contratti di vendita. Nel secondo, stanziando un fondo di 32 milioni di euro per il triennio 2015-2017 che mette nel mirino diversi obiettivi tra i quali la certificazione, la lotta alla contraffazione e l’incremento della capacità produttiva dell’ovicoltura italiana, da portare a quota 650 mila tonnellate nei prossimi 5 anni.

CALAMITÀ AGRICOLE, INTEGRATO IL FONDO DI SOLIDARIETÀ
Una dotazione di risorse a cui si aggiungono i 21 milioni a integrazione del Fondo di solidarietà nazionale, attivato per la prima volta in relazione a un’emergenza fitosanitaria come quella del batterio Xylella in Puglia, che negli ultimi mesi ha danneggiato in modo significativo il comparto vivaistico regionale. Tranquillizzato, proprio nei giorni scorsi, dall’esito dei test di patogenicità diffusi dal Mipaaf, secondo cui le misure fitosanitarie applicate alle piante di vite attaccate dal batterio possono essere abolite in quanto il ceppo presente in Puglia non ha alcun effetto su queste piante. «Un risultato molto importante - sottolinea Martina - perché in questi mesi ci sono state troppe speculazioni che hanno danneggiato il commercio di barbatelle di viti pugliesi e non solo. Provvederemo subito alla pubblicazione del dossier anche presso i Paesi terzi, invitando quelli che hanno blocchi sulle nostre piante a rivedere le loro decisioni».

LOTTA DURA AL CAPORALATO
E per una piaga che ci si augura in tempi ragionevoli di estirpare dai territori del Sud, ce n’è un’altra di diversa natura, ma che forse desta ancor più preoccupazione: è quella del caporalato, fenomeno che durante l’ultima estate ha dilagato nel Mezzogiorno e sul quale lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo all’Expo nel corso dell’assemblea di Coldiretti, ha promesso battaglia. «Voglio prendere l’impegno sacrosanto – ha affermato il premier - perché nell’Italia del 2015 il caporalato sia disintegrato. È un tema rispetto al quale non possiamo stare a guardare. Vorremmo evitare un decreto legge, ma se sarà necessario lo faremo».

DAL 2016 VIA IMU E IRAP AGRICOLE
Nella stessa circostanza e allargando l’inquadratura all’intero scenario nazionale, Renzi si è poi ulteriormente sbilanciato, annunciando nuovi importanti provvedimenti a favore degli agricoltori. «Dal primo gennaio 2016 – l’Imu agricola sarà cancellata. E anche sull’Irap agricola avete ragione: dal prossimo anno non si pagherà più. Abbiamo trovato le coperture, sarà inserito tutto in legge di stabilità». Uno sforzo economico che a conti fatti dovrebbe valere circa un miliardo di tasse in meno sul mondo agricolo, che Renzi definisce «la punta più avanzata del Paese che tiene insieme qualità e bellezza, altro che cimeli. Voi siete il futuro, altro che il passato». E in effetti, i numeri sembrano confermare il valore crescente del nostro primario, con un fatturato di 250 miliardi l’anno (pari al 15 per cento del Pil) e un dato dell’occupazione salito nel 2015 del 5 per cento, con il picco dell’11,3 per cento di lavoratori dipendenti in più registrato nelle imprese agricole del Sud.