di Giuseppe Liberatore

Non di rado le difficoltà di valorizzazione sui mercati di alcune produzioni agroalimentari vengono attribuite a fragilità strutturali interne alle relative filiere, elementi di debolezza che talvolta rischiano di compromettere il potenziale commerciale di prodotti collocabili anche nei segmenti dell’alta qualità. Dal recente dibattito pubblico in materia di politiche agricole emerge, con richiami spesso indirizzati alla necessità di una minore frammentazione e di una più marcata interprofessionalità in comparti vitali per l’economia agricola italiana, quanto sia importante creare le condizioni per favorire maggiore compattezza e dialogo tra le aziende impegnate nelle rispettive filiere produttive.
I Consorzi di tutela sono stati precursori in tale ambito, in quanto testimonianza ante litteram della volontà di gruppi di operatori di coalizzarsi con l’obiettivo di innescare meccanismi virtuosi a beneficio delle produzioni Dop e Igp iscritte nel registro europeo delle denominazioni. Essi assolvono, dunque, un ruolo fondamentale di supporto alle aziende associate e, più in generale, a favore dello sviluppo complessivo del settore agroalimentare nazionale della qualità certificata. Al fine di ribadirne la centralità, la legge italiana riconosce ai suddetti organismi consortili funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale delle Indicazioni Geografiche.
La corretta gestione delle denominazioni presuppone una capacità di comunicazione, ad ogni livello, tra tutti gli attori delle filiere interessate e, all’esterno, con i decisori politico-istituzionali cui spetta il compito di predisporre atti legislativi che si auspica possano accompagnare e stimolare una crescita armonica dei distretti produttivi.
Il sistema dei Consorzi di tutela, grazie anche al lavoro svolto dagli organismi che li rappresentano (Aicig per le produzioni agroalimentari Dop-Igp, Federdoc per i vini a denominazione), ha sempre dimostrato di saper fornire un contributo costruttivo ai tavoli di confronto istituzionale sul tema generale della regolamentazione di ambiti produttivi che rappresentano l’eccellenza del patrimonio agroalimentare nazionale.
Tra le palesi dimostrazioni di tale impegno preme ricordare in questa sede il recente lavoro svolto nella predisposizione di un Testo unico per il settore vino, che si propone di introdurre alcune importanti semplificazioni burocratiche e di unificare e riordinare la legislazione vigente, oggi frammentaria, in un unico documento normativo composto da “pacchetti tematici” omogenei. Dopo un lungo e complesso iter di condivisione tra le principali organizzazioni rappresentative di filiera, il disegno di legge è attualmente al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari e si auspica possa trovare rapida approvazione in sede legislativa, trattandosi di provvedimento dal forte contenuto tecnico che mal si presta all’ordinario dibattito assembleare.
Nella foto sopra, Giuseppe Liberatore presidente Aicig e vice presidente Federdoc